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L'”Affaire” Cipro.Un suicidio voluto per l’Euro ?

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Siamo giunti ad un punto di svolta per la crisi del debito cipriota

cyprus

 

DA DOVE VIENE LA CRISI DEL DEBITO CIPRIOTA.

Vediamo prima di tutto qual’è l’origine del debito dell’Isola di Venere.

Il debito pubblico cipriota, al contrario di quello greco ed italiano, non sarebbe particolarmente elevato: fino al 2011 il debito pubblico era pari a poco più di 12 miliardi di euro, pari al 71% del PIL, con una crescita consistente rispetto al 2010 , (10, 766 miliardi, pari a poco più del 60%), ma lontano dai livelli italiani o greci. La Grecia è proprio all’origine dei problemi ciprioti: l’haircut obbligatorio imposto dall’Unione europea ha messo in crisi il sistema creditizio dell’isola che, da un giorno all’altro, si è trovato sul precipizio, venendo caricato di miliardi di euro di perdite. Le stime ufficiali portano i fondi necessari al salvataggio del sistema creditizio a 10 miliardi di euro. Considerando questi fondi il debito complessivo cipriota sale ad oltre 23 milioni di euro, pari ad oltre il 140 % del PIL. Si tratta di un valore elevato, ma che di per se sarebbe tollerabile, se il settore industriale cipriota non fosse insufficiente e   le maggiori entrate  non provenissero proprio dal settore  finanziario. Quindi la crisi del terziario finanziario mette in crisi proprio la fonte maggiore di reddito per il paese, e questo rende minime le possibilità di rientro dal debito per via ordinaria. Bisogna però considerare che una parte della responsabilità delle perdite cipriote deriva proprio dalle scelte dell’Unione Europea per il salvataggio di un suo membro.

 

UN SETTORE FINANZIARIO IPERTROFICO E SOSPETTO

Il settore finanziario cipriota è enorme, vantando depositi pari a tre volte il PIL del paese stesso. Questi depositi provengono in parte dell’economia del paese, in sviluppo sino a pochi anni fa grazie a governi “Business friendly” che riuscivano a segnare dei surplus di bilancio, ma in gran parte da depositi provenienti dai paesi balcanici e dalla Russia: i magnati slavi hanno per anni portato i propri soldi al sole del sud, dove era anche facile “Lavare” fondi di provenienza sospetta.

 

UNA SOLUZIONE POLITICA E PASTICCIATA

Già durante il 2012 il debito pubblico cipriota, comprensivo dei fondi necessari alla ricapitalizzazione del settore bancario, è risultato eccessivo, per cui il governo si è rivolto alla UE ed al FMI per ottenere prestiti ed aiuti necessari al salvataggio del proprio sistema finanziario. Facciamo notare che non si tratta di debiti generati da un settore pubblico deficitario ed ipertrofico, ma da errori  sia del settore finanziario , sia delle politiche europee per il salvataggio greco. 

Purtroppo la richiesta si è scontrata con una rigidità preconcetta delle pezzi grossi UE, cioè essenzialmente con la Germania. Già nel gennaio 2013 Olli Rehn, il commissario agli affari economici e monetari escludeva la possibilità che fosse concesso un “Haircut”in stile greco ai debiti dell’isola. Alla fine veniva messo a punto un pacchetto per 17 miliardi di euro, di poco superiore al volume del PIL stesso dell’isola, ma nel frattempo l’isola aveva ottenuto un prestito di 2,5 miliardi di euro dalla Federazione Russa, sempre desiderosa di incrementare la propria influenza sul mediterraneo orientale e, in questo caso, forse di aiutare qualche proprio investitore.

In questo clima i poteri europei, cioè la Germania, hanno messo un out out: se Cipro vuole i soldi, necessari, del bailout europeo deve prelevare almeno sei miliardi di euro dai depositi nel proprio sistema bancario. Per i paesi nordici i depositi presso quelle banche sono “Cattivi”, provengono dalla corruzione e dal lavaggio del denaro sporco. Due punti essenziali vengono completamente tralasciati: 

a) che anche aziende e risparmiatori ciprioti seri ed onesti hanno depositato i propri denari sulle banche del proprio paese.

b) che in questo modo si danneggia un principio essenziale della politica economica bancaria degli ultimi 200 anni:  la crisi del sistema finanziario e bancario di un paese può colpire i portatori di azioni e di titoli obbligazionari, ma non deve mai colpire i risparmiatori 

Con riguardo al punto a) ad onor del vero la prima bozza del governo cipriota prevedeva di colpire solo i depositi esteri, ma poi questa prima versione è stata superata perchè non in grado di fornire un gettito considerato sufficiente. Però il problema principale riguarda il punto b): se consideriamo tutta la legislazione bancaria questa è rivolta alla tutela del risparmiatore. Invece in questo caso, deliberatamente, questo viene messo in gioco.  Se la fiducia dei risparmiatori nella salvaguardia dei propri risparmi viene toccata, si aprono le porte alla corsa agli sportelli. che si sta già verificando a Cipro , tramite gli ATM, e che ha spinto il governo locale a dichiarare LUNEDI’ FESTIVITA’ BANCARIA , “Vacanza” che presumibilmente sarà estesa a martedì.

Il problema ora si chiama “Effetto contagio”: in fondo, cosa differenza la crisi degli  istituti di credito spagnoli da quelli ciprioti ? Se il paese iberico dovesse chiedere degli aiuti cosa salvaguarderà i risparmiatori dal non venire tosati ?

Il primo ministro Cipriota ha affermato che , in caso di mancato bailout, il danno per i risparmiatori sarebbe stato ben superiore al 10$ di prelievo previsto per i depositi oltre i 100 mila euro ed al 6,75 % per i depositi sotto i 100 mila euro. Però siamo sicuri che il sistema bancario locale resisterà lo stesso a questo colpo ? Quali danni saranno poi portati ai sistemi bancari degli altri paesi del Sud Europa ? Gli analisti dell’Economist e di varie banche, fra cui Societé Generalè, se lo stanno chiedendo e parlano di “Effetteo grilletto” per la fine dell’Euro. Un effetto tutto da verificare ed improbabile, ma non impossibile.

 

Qual’è stata la causa di questo errore ? La Signora Merkel, che non vole dimostrarsi troppo generosa verso i paesi del Sud Europe alla vigilia delle elezioni nazionali. Però se l’Unione Europea e l’Euro non sono basati su una minimo di intelligente ed utilitaristica solidarietà tanto vale sciogliere subito questo mostro monetario burocratico e tornare alle monete nazionali. E parlo di intelligente ed utilitaristica solidarietà perchè,una volta che il contagio bancario partisse, cosa potrebbe fermarlo ai confini del Reno ?

 

 


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